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Festival del Film di Roma - FOCUS – Incontro Michael Nyman – Terence Davies

31/10/2011 | News
Festival del Film di Roma - FOCUS – Incontro Michael Nyman – Terence Davies

Sabato 29 ottobre nella Sala Sinopoli dell’Auditorium, per la sezione “Focus”, si è tenuto un interessante incontro con il musicista Michael Nyman e il regista Terence Davies moderato dal critico cinematografico inglese Jonathan Romney.
Il compositore Nyman, autore di colonne sonore come quella del film I misteri del giardino di Compton House o Lezioni di piano, ora regista del lungometraggio NYman with a Movie, si è confrontato con il regista Terence Davies, autore della trilogia che include Children, Madonna and Child e Death and Transfiguration e del romanzo “Hallelujah Now”.
Al Festival di Roma nella vetrina della sezione “Focus” Terence Davis ha presentato il suo ultimo film The Deep Blue Sea.
Davies e Nyman, insieme a Haneif Kureishi, Tilda Swinton, David Hare, Joanna Hogg, hanno selezionato ciascuno due dei dodici film della retrospettiva “Punks and Patriots” che include il miglior cinema inglese di ieri e di oggi.
Nyman e Davies hanno commentato i film della retrospettiva prima della proiezione di “Ladykillers” (il film scelto da Davies per la sezione “Punks”) affrontando il tema della contrapposizione tra la cultura sovversiva giovanile e il “mainstream” della produzione culturale e cinematografica britannica.

Romney: Quando avete iniziato a fare film, negli anni ’80 in piena epoca thatcheriana, era più avventuroso far parte del mondo del cinema?

Davies: Si, era molto più avventuroso quel periodo, se pensiamo che ho lavorato con artisti come Terry Jones e Peter Greenaway. Si trattava di un’epoca molto stimolante. Nonostante le ristrettezze finanziarie sono stati portati a termine progetti molto interessanti.

Nyman: Non posso ritenere di far parte del mondo del cinema allo stesso modo di Terence. La posizione che viene occupata da un musicista come me è un po’ sui generis perché non puoi proporre a un ente competente una colonna sonora, ma è necessario che la musica per un’opera ti venga formalmente richiesta. Il mio ruolo è di secondaria importanza. Mi sono ritrovato a fare colonne sonore per il cinema negli anni ’80, poi ho incontrato Terence Davies e gli ho chiesto se era difficile trovare finanziamenti, lui mi ha risposto che se non fosse riuscito a trovare un finanziamento avrebbe riacceso un mutuo sulla sua casa.

Davies: Molte volte ho rischiato di perdere la casa ma la non l’ho persa. Si, il mutuo l’ho dovuto stipulare, lo finirò di pagare a 92 anni. Ho rischiato di trovarmi in mezzo alla strada ma la passione per il cinema era troppo forte. Io sono un tradizionalista ma avrei accettato di trovarmi sotto a un ponte per seguire la mia passione.

Romney: A proposito del rapporto tra musica e cinema. Una domanda per Nyman. Il suo stile è molto particolare. Esiste uno stile caratteristico di Michael Nyman?

Nyman: Esiste uno stile Michael Nyman ma forse è arrivato il momento di cambiare. Oggi non mi vengono più proposte colonne sonore per film, sono sei anni che non mi accade. Forse il fatto di avere uno stile molto riconoscibile è la spiegazione del fatto che non mi vengono più proposte colonne sonore. Io non sono d’accordo sul fatto che una colonna sonora debba essere costituita da una formula sempre uguale. Oggi c’è un compositore con un nome francese molto quotato che finisce per scrivere colonne sonore belle ma che non lasciano il segno, ascoltando le sue opere mi sembra di sentire sempre la stessa melodia. Non sono d’accordo che si seguano formule precostituite, a meno che non siano le “mie” formule.

Romney: Molti registi non vogliono che la musica sia in primo piano ma che sia solo di sottofondo. Ma con The Deep Blue Sea è accaduto qualcosa di diverso.

Davies: Si, con il film si è trattato di ritrovare brani e melodie che facevano parte di me. Sono cresciuto con il musical hollywoodiano e con i film sentimentali per il pubblico femminile, ho sempre amato la musica di grande respiro. La prima volta che mi sono reso conto dell’importanza della colonna sonora è stato quando ho visto Psycho nel 1961. Quella musica fatta principalmente da archi contribuiva a rendere l’atmosfera di terrore. Senza quella musica il film non sarebbe stato lo stesso. Vorrei aggiungere che difficilmente oggi ci sono compositori che hanno una spiccata personalità, ma uno ne esiste ancora, si tratta del maestro Ennio Morricone.

Romney:  Vorrei sapere cosa c’è in comune tra di noi e i motivi della scelta di  film come Hue and Cry di Charles Chrichton e The Ladykillers di Alexander MacKendrick.

Nyman: Forse l’importanza che hanno avuto per entrambi gli Ealing Studios, evidente anche nelle scelte che abbiamo fatto per questa retrospettiva. Io ho scelto Hue and Cry di Charles Chrichton che vidi quando avevo sette anni quando ancora non conoscevo né gli Ealing Studios né Chrichton che in seguito ha diretto molti altri film tra cui Un pesce di nome Wanda.

Davies: Ho visto The Ladykillers quando avevo undici anni e mi rimase  molto impressa la colonna sonora con quel motivo di minuetto, sia quando l’ho visto in TV sia quando l’ho visto al cinema. Era straordinario, rigirare oggi una sequenza come quella delle scarpette rosse non sarebbe più possibile perché mancano le competenze per ricreare un capolavoro di quel genere!

All’incontro con Terence Davies e Michael Nyman è seguita la proiezione del classico The Ladykillers del 1955.

Elena Bartoni

 


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